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La Generazione Z e la lotta ai cambiamenti climatici

Il riscaldamento globale è il tema più importante della nostra epoca e la principale sfida dell’umanità, eppure non tutti lo percepiscono nello stesso modo. Appare sempre più chiaro come la differenza nell’approccio a questo problema sia essenzialmente generazionale: le giovani generazioni ne sono molto più consapevoli e per alcune è un dato di fatto che ha condizionato tutta la loro esistenza. Al momento il gruppo demografico più sensibile alle tematiche ambientali appare essere la cosiddetta Generazione Z, ovvero quella successiva ai “Millennials” e nata, più o meno, fra la fine degli anni ’90 e la prima decade del secondo millennio. Non a caso, Greta Thunberg è l’icona della Generazione Z e anche il volto più noto dei movimenti ambientalisti a livello globale. In sostanza, i giovanissimi si stanno rendendo conto della situazione drammatica nella quale le generazioni precedenti li hanno collocati e di come le scelte sbagliate dei loro genitori e nonni rischino di compromettere in modo irreparabile il loro futuro. E hanno intenzione di porre rimedio alla situazione.

I movimenti per il clima

Questo è un periodo di grandi movimenti e proteste e, proprio come avveniva negli anni ’60 del ‘900, a guidarle sono i ragazzi sotto i 25 anni. Fra i movimenti più noti ci sono i “Fridays for Future” – iniziati proprio con lo sciopero scolastico della giovanissima Greta – ma anche “Zero Hours” e il più tumultuoso e controverso “Extinction Rebellion”: tutti hanno in comune la richiesta alle istituzioni di azioni immediate e radicali per ridurre le emissioni di gas serra, la contaminazione delle risorse naturali, lo sfruttamento dei combustibili fossili e l’utilizzo di plastiche monouso. Spesso questi movimenti si intrecciano con sottoculture pre-esistenti, come quelle che promuovono gli stili di vita vegetariani o vegani e l’antispecismo. I movimenti per il clima non si limitano a manifestare nelle strade e nelle piazze di tutto il mondo, ma spesso hanno anche messo in atto azioni legali, facendo causa ai governi locali e nazionali e perfino alle Nazioni Unite, aderendo a scioperi della fame e sabotando attività ritenute dannose per il pianeta. I movimenti si intrecciano spesso a rivendicazioni locali, legate alle percepite ingiustizie sociali dei singoli governi – come è avvenuto nel caso della contaminazione delle risorse idriche di alcune comunità di Nativi Americani nel Nord Dakota. Diventa espositore per il settore energia

Il riscaldamento globale sta cambiando il volto delle nostre società

Il tema del cambiamento climatico ha effetti sociali innegabili: la Generazione Z è sempre più consapevole del fatto che le diseguaglianze sociali ed economiche si riflettono sulla capacità delle persone di proteggersi dagli effetti della catastrofe ambientale. Nel giro di pochi anni, infatti, si faranno sempre più evidenti le differenze fra coloro che possono accedere o meno a risorse come l’acqua potabile e a cibi non contaminati, ma anche proteggersi dalle conseguenze fisiche ed economiche dei sempre più frequenti fenomeni estremi come inondazioni, alluvioni, incendi e uragani. Questa consapevolezza, che coinvolge la Generazione Z prima e più di tutte le precedenti, influisce in modo notevole sulle scelte di studio e professionali, oltre che su quelle legate all’attivismo.

Cosa possiamo imparare dalla Generazione Z

Una delle più grandi differenze fra la Generazione Z e le precedenti sta nella fine della contrapposizione fra praticità e idealismo. Mentre nei grandi movimenti storici di protesta l’ideale politico si presentava come assoluto, spesso astratto e refrattario al compromesso con le necessità pratiche e sociali e con la complessità del mondo, i giovanissimi di adesso sembrano aver imparato da questo errore e tendono ad adottare un approccio molto più orientato alla fattibilità. Non si tratta più di tracciare una differenza fra un mondo ideale interamente giusto e uno reale interamente sbagliato, ma di agire in modo realistico per migliorare le condizioni di vita delle comunità più colpite dal cambiamento climatico e per fermare le conseguenze del fenomeno nel suo complesso. Se l’aver appreso questa lezione renderà i movimenti di oggi più efficaci di quelli passati lo scopriremo solo nei prossimi anni. Quello che i “Gen Z” hanno capito – e che perfino i Millennial ancora faticano ad accettare – è che queste battaglie dovrebbero riguardare tutti noi, anche chi sceglie di non agire direttamente, infatti, si troverà prima o poi a soffrire le conseguenze del cambiamento climatico.

Published on 14-12-2020

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