Giornalista esperto di ambiente e autore,
Emanuele Bompan è anche Editor-in-Chief di
Materia Rinnovabile | Renewable Matter, rivista trimestrale in prima linea nella diffusione di informazioni e notizie riguardanti la transizione verso un'economia circolare.
Dare voce a ricercatori, politici, manager o opinionisti nei più diversi ambiti produttivi implica raccogliere i contributi da più fronti per poter creare stimoli e sinergie così da viaggiare in direzione della sostenibilità: in un contesto storico in cui la comunicazione è tutto, Emanuele ci illustra la sua visione in questa intervista.
Comunicare la sostenibilità: qual è la chiave per farlo correttamente?
Ci sono tre elementi chiave da seguire: 1) l’accuratezza scientifica, garantita da comunicatori competenti e con i titoli giusti; 2) uno storytelling composto da ottimo materiale testuale, fotografico o video, per dare un volto umano alle storie e avvicinare il pubblico, possibilmente di qualità; 3) la sostanza del contenuto: se l’azienda non è davvero sostenibile si rischia di fare greenwashing, che può essere più dannoso che non essere affatto sostenibili.
Chi è il lettore tipo di Materia Rinnovabile?
Il nostro lettore è specializzato, colto, spesso viene dal mondo delle CSR (Corporate Social Responsibility)
, della ricerca, dell’ingegneria dei materiali, ma può essere anche un policy maker nazionale o internazionale o C-level executive. Essendo una rivista internazionale (è edita in lingua inglese) abbiamo lettori dal Cile, dagli Usa, dalla Cina e naturalmente da tutta Europa.
Quali temi legati alla sostenibilità stanno ricevendo più attenzione in questo momento? E quali, secondo te, dovrebbero venire maggiormente alla ribalta ma sono ancora troppo poco noti?
I temi che vediamo essere “di tendenza” sono quelli legati all’innovazione dei materiali, al right-to-repair, all’idrogeno, alla “fine” del packaging (specie di plastica) e alla bioeconomia (in particolare legata alle foreste).
Temi che verranno alla ribalta sono sicuramente quelli che riguardano le circular cities, i prodotti non dannosi per la biodiversità, i nuovi modelli di business della circular economy (prodotto come servizio) e la rigenerazione del suolo.
Vi siete occupati recentemente di riforme ambientali. Quali sono le più urgenti da attuare a livello nazionale? E a livello globale?
In ambito nazionale sicuramente la legge sul suolo, il nuovo PNIEC (Piano Energia e Clima), la legge sull’acqua e la definizione di tutti gli End of Waste.
Per quanto riguarda invece a livello internazionale, occorre definire la Convenzione sulla Biodiversità, l’Accordo di Parigi, nonché un patto globale per l’economia circolare in sede ONU.
Perché hai deciso di supportare GECO?
Abbiamo valutato positivamente l’importanza di questo fiera e i suoi contenuti. In Italia sono numerosi gli eventi sul tema sostenibilità, ma non tutti sono in grado di offrire qualità e speaker di grande livello.